Taurino, Filifilori: di padre in figlio Febbraio 7, 2018
Scritto da Pino De Luca Pubblicato in recensioni
Col vostro permesso, in punta di piedi, mi affaccio un momento nel mondo enoico, ma solo perché non posso evitarlo soprattutto dal punto di vista emozionale.
Una serie di accidenti mi ha impedito di esser presente ai vari eventi che hanno visto protagonista un negroamaro neonato ma di antica stazza, Poi, qualche giorno addietro, un giovedì mattina, il primo di febbraio, sono stato a conversare con Francesco e Cosimo Taurino.
Niente di paranormale o di extra-sensoriale. Francesco, come si usa da generazioni dalle mie parti, ha dato il nome del padre al figlio che, a sua volta, darà al proprio figlio il nome del padre. Questa successione così arzigogolata ha una sua declinazione specifica monoverba nel nostro dialetto: "Filifilori", una probabile traduzione contrita di fili-filiōrum (di figli dei figli).
E così Francesco Taurino, figlio di Cosimo e padre di Cosimo, ha appellato il suo ultimo vino.
Descriverlo è semplice assai, basta una parola: Autentico. Negroamaro in purezza per il quale è stata ripresa l'antica denominazione di "Vino da Tavola" operando una sorta di inversione ad U e tornando alla ottima tradizione per la quale quello che contava era nella bottiglia e non appiccicato esternamente alla medesima.
Vino franco, asciutto, pulito e di facile beva nonostante una pezza alcolica non secondaria, ancora assai giovane con un frutto vispo e presente, i sentori dominanti? Uva e marasca. Finale leggermente amaricante come si era per il negroamaro quando il Cosimo che operava era il padre.
Per chi ha qualche anno e ha bevuto qualche bottiglia, il Filifilori ricorda il primo Patriglione anche se è giovane e, dunque, col nerbo teso del puledro che ha voglia di farsi strada. E ne farà il Filifilori, se resterà quello che è: Negroamaro delle Terre del Negroamaro. Senza compromessi. Forse non sarà dichiarato moderno né vincerà mille premi, ma, credetemi, sarà tanto tanto bevuto. L'unica cosa che gli auguro e che auguro a Francesco e a Cosimo (jr.) è di consegnare al Filofilori una bottiglia un po' più importante, che quel Negroamaro diventerà presto una bottiglia da "investimento", specialmente in versione magnum.
Sposatelo con i paccheri al ragù di agnello e passata di pomodori gialli e verrete a casa a ringraziarmi.
Ad majora.